Docente
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CAPEZZONE LEONARDO
(programma)
Abitanti di una città virtuosa? Narrare la storia delle città nella storiografia araba premoderna
La città islamica è stata nel secolo scorso il tema di alcuni importanti riflessioni, individuali o a più voci, con cui si è provato a rintracciare, da punti di vista e da momenti storici diversi, elementi e fattori che, nel medioevo, avrebbero dovuto riempire l’oggetto storico di “città” di contenuti e definizioni capaci di qualificarlo come “islamico” (ad esempio Marçais W. 1928; Brunschvig 1947; Marçais, 1945; Marçais,1955; de Planhol 1957; von Grunebaum 1961). I parametri di queste ricerche erano, in maniera più o meno esplicita, concepiti in una prospettiva comparativa con l’esperienza storica delle città del medioevo latino, dalla quale risaltava una differenza (percepita come qualitativa) tra i due modelli di città, fondata sul carattere istituzionale della città occidentale, e di riflesso di una mancata definizione della città del medioevo islamico in quegli stessi termini. La percezione di una “mancanza”, che farebbe della città islamica una “non-città” è stata efficacemente descritta, e discussa, da Ira Lapidus, quando lamenta l’insistenza nel voler vedere la città islamica come una “collection of internal groups unable to cooperate in any endeavor of the whole”, in cui la vitalità delle città altro non sarebbe che un “complex of religious and commercial facilities” (Lapidus 1967, 1-2), e in cui viene accentuata una “physical formlessness of Muslim towns as an expression of communal lifelessness and lack of public spirit” (Lapidus 1967, 2). Questa impostazione è stata sottoposta ad un fecondo ripensamento (oltre a Lapidus 1967, Hourani-Stern 1970; Abu-Lughod 1987; Hermes-Head 2018), grazie al quale si è cominciato ad osservare la città del medioevo islamico non più, e non tanto in termini istituzionali e governativi, ma in termini di vita urbana intesa non come forma ma piuttosto come processo. Riunire i diversi sistemi di relazione tra attori, pubblici e privati, che popolano gli spazi urbani, e seguire la costruzione di un tale rapporto come una narrazione storica può aiutare a definire e comprendere meglio la storia di una città come gli storici l'hanno concepita e narrata nell'Islam medievale. Il punto di partenza riguarda il genere storiografico delle storie di città, ovvero il modo in cui la coscienza storiografica di una cultura immagina la narrazione di una città; un genere la cui specificità è data dall’idea costitutiva secondo cui la storia delle città possa essere una storia dei suoi abitanti. Proprio a partire da questa idea di città, specificamente islamica, il corso prova a far luce sui termini – il lessico, le metafore – con cui, in una fonte dedicata ad una città importante come Baghdad, si descrivono e si fissano modalità esistenziali (umane ed emotive, oltre che professionali) dell’appartenenza con cui una città prende storiograficamente corpo attraverso le biografie dei suoi abitanti. (Per i riferimenti bibliografici, v. Testi adottati e bibliografia di riferimento)
al-Khatib al-Baghdadi, Ta'rikh madinat al-salam, ed. B.A. Ma'ruf, Beirut 2001, voll. 17. F. Donner, Narratives of Islamic Origins. The Beginnings of Islamic Historiographical Writing, Princeton 1998. F. Rosenthal, History of Muslim Historiography, Leiden, 2nd ed., 1968. T. Khalidi, Arabic Historical Thought in the Classical Period, Cambridge 1994. W. al-Qadi, "Biographical Dictionaries: Inner Structure and Cultural Significance", in G.N. Atiyeh (ed.), The Book in the Islamic World, Albany (NY) 1995, pp. 93-122 (pdf fornito dal docente).
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