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(programma)
Da quando è stata accertata l’appartenenza anche delle lingue samoiede allo stesso gruppo delle lingue di cui fanno parte le lingue ugrofinniche (o finno-ugriche) la denominazione della famiglia linguistica è divenuta uralica. Tale nome fa riferimento alla collocazione degli antichi parlanti le lingue uraliche nelle regioni geografiche adiacenti ai monti Urali (con tutta probabilità a nord di essi) da dove in seguito essi partirono per giungere le loro residenze attuali. Oggi le lingue uraliche sono parlate nell’Eurasia settentrionale compresa fra la Fenno-Scandinavia e la penisola del Tajmyr nel nord della Siberia centrale, ad eccezione degli ungheresi che si spinsero molto più a sud per conquistare le terre dell’antica Pannonia nel Bacino dei Carpazi in Europa centrale.
Sebbene il numero dei parlanti le lingue uraliche sia nettamente inferiore rispetto a quello della famiglia linguistica più nota e più numerosa dell’Eurasia, quella indoeuropea, è di fondamentale importanza studiare le lingue uraliche in quanto senza il loro apporto non si può avere un quadro completo dell’Eurasia linguistica.
Perché dedicarsi alle lingue uraliche?
Nell’ambito della linguistica generale le lingue uraliche offrono materiale nuovo e per molti aspetti diverso per la ricerca dando un contributo significativo nei campi della linguistica teorica e della tipologia linguistica e costituendo un banco di prova per le ipotesi e le leggi formulate di norma in base alle lingue indoeuropee.
Le lingue indoeuropee costituiscono un percentuale esiguo di tutta la varietà linguistica esistente nel mondo. Il fatto che nonostante ciò rappresentano la base empirica più sostanziosa per le ricerche è dovuto al loro status geopolitico e alla circostanza che sono le lingue parlate e meglio conosciute dalle figure professionali dedicate alla ricerca. Recentemente molte delle affermazioni basate sulle lingue europee più comunemente usate e studiate sono state confutate e sempre più studiosi mettono in luce l’importanza di confrontarsi con una varietà linguistica la più ampia possibile e la più rappresentativa possibile, indipendentemente dal numero dei parlanti e dal prestigio sociale e politico rivestito, per poter affinare le nostre conoscenze sul linguaggio umano e sulla grammatica universale. Circa il 5% delle lingue è parlato dal 94% della popolazione mondiale, il restante 95% delle lingue rappresentano il 6% dei parlanti. In Europa si parla solo il 3% di tutte le lingue del mondo!
Molte lingue uraliche sono estinte o sono a rischio di estinzione e tale condizione rende ancora più rilevante e più interessante l’indagine su di esse.
Il fatto che, come risultato delle ricerche comparative nel campo dell’uralistica, si ha un profilo storico relativamente preciso delle lingue uraliche, può agevolare le ricerche sulla storia delle lingue e delle popolazioni non uraliche, ma limitrofe.
E’ doveroso infine ricordare che ogni lingua racchiude e preserva un patrimonio intellettuale e culturale unico e specifico della comunità dei parlanti che usa quella lingua particolare. Misurarsi con un modo diverso di vedere il mondo attraverso le lenti di lingue che categorizzano la realtà in modo diverso e per fornire la propria visione del mondo utilizzano una strutturazione linguistica peculiare è una cosa che ci arricchisce anche come persone.
Gli argomenti trattati durante il corso saranno i seguenti:
- I popoli uralici. Le lingue uraliche. Dati riguardanti il numero dei parlanti, le regioni geografiche sedi dei parlanti, la situazione linguistica.
- Le lingue della famiglia uralica tra le lingue del mondo: correlazioni genetiche, areali e tipologiche.
- La questione della parentela linguistica. Parentela linguistica vs. parentela genetica/etnica.
- La parentela linguistica dell’ungherese. Tentativi di ricondurre l’ungherese a famiglie linguistiche diverse.
- Caratterizzazione tipologica delle lingue uraliche.
- Le lingue uraliche a rischio di estinzione.
- Note etnografiche e folcloristiche nell’ambito uralico.
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