GEOARCHITETTURA |
Codice
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1014324 |
Lingua
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ITA |
Corso di laurea
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Architettura |
Programmazione per l'A.A.
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2020/2021 |
Anno
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Primo anno |
Unità temporale
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Secondo semestre |
Tipo di attestato
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Attestato di profitto |
Crediti
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8
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Settore scientifico disciplinare
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ICAR/14
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Ore Aula
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100
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Ore Studio
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-
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Attività formativa
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Attività formative affini ed integrative
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Canale Unico
Docente
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Bernitsa Petroula
(programma)
Programma dell’insegnamento
Che cosa significa Geoarchitettura?
La parola risulta dalla apposizione del prefisso Geo alla parola architettura. Le Corbusier l’ha coniata nel 1942 poiché aveva bisogno, scrivendo dei tre tipi di insediamento umano di una parola che facesse capire che le sue considerazioni riguardavano l’intero pianeta. Mezzo secolo dopo, nel 1991 usciva un libro di Gilles Deleuze e Felix Guattarì dal titolo “Che cosa è la filosofia ?” con un capitolo, il quarto, intitolato “Geofilosofia”. I due autori prendevano atto che la filosofia doveva fare i conti con la geografia e riformulare le sue riflessioni a partire dalla certezza che l’uomo abita la terra. A partire dalla nozione di abitare che Heidegger identifica con l’essere, la Geofilosofia, per merito di Massimo Cacciari di Caterina Resta e Luisa Bonesio è diventata anche un laboratorio di ricerca sui temi del paesaggio e della identità dei luoghi e delle persone. Traducendo questa aspirazione a una comune rifondazione delle discipline in un mondo globalizzato, la parola Geoarchitettura, che Le Corbusier ci ha lasciato in eredità, potrebbe adesso, in una situazione del tutto nuova, indicare un obiettivo e un programma che può essere prodotto solo da una coscienza collettiva corale, che richiede il lavoro di una generazione di architetti consapevole delle proprie responsabilità e la sua apertura all’apporto di altre discipline.
Parlare di Geoarchitettura in un mondo come quello in cui viviamo, in cui la globalizzazione è stata interpretata in senso aridamente economico come un continuo viaggiare di merci in un mercato senza regole, e l’architettura si è limitata a magnificare lo spreco, erigendo spesso monumenti alla solitaria superbia degli architetti, vuol dire mettere in chiaro cosa si deve smettere di fare e come si può arrivare a definire un metodo per realizzare una architettura degna della sua storia.
I requisiti della Geoarchitettura
Ai nostri studenti per definire la Geoarchitettura indichiamo dei requisiti, tutti necessari perché si affermi un nuovo modo di progettare, requisiti quindi che non vanno perseguiti uno per volta nella loro autonomia ma verificati tutti insieme per evitare che lo specialismo dividendo, vivisezionando i problemi, ce ne offra una soluzione provvisoria e sbagliata. Enumero per chiarezza i requisiti: il primo è imparare dalla natura; il secondo è imparare dalla storia; il terzo è l’ascolto del luogo; il quarto è salvare la terra; il quinto è la coralità; il sesto è l’innovazione; il settimo è la semplicità, l’ottavo è la bellezza, il nono è la partecipazione e il decimo la resilienza.
La Geoarchitettura -pur riassumendo esigenze profondamente sentite da molti- ancora non esiste e avrà in futuro tanti nomi diversi che ne interpreteranno la missione ideale. Parlare oggi di questo argomento può servire forse a dare alle nuove generazioni di architetti un appassionante obiettivo da raggiungere, un imperativo etico che si contrapponga al denaro e al mercato, le due divinità che dominano oggi la terra inaridita che ha smarrito il senso del sacro. Il compito di dare concretezza a questo programma ideale della geoarchitettura spetta a coloro che sono oggi alle soglie dell’impegno professionale. Come possono farlo? Anzitutto bisogna tener conto che esistono già molti, moltissimi frammenti di Geoarchitettura, dispersi sulla terra che appartengono a epoche e civiltà diverse, molti dei quali fortunatamente appartengono al nostro tempo. Faccio solo alcuni esempi, tutti del secolo scorso: la fattoria di Gut Garkau di Hugo Häring del 1922-27; Taliesin West di Frank Lloyd Wright a Scottsdale del 1938; La Capanna Lago Nero di Carlo Mollino del 1947; la casa sperimentale di Alvar Aalto a Muuratsalo del 1953; il Convento di La Tourette di Le Corbusier del 1960; il villaggio di Fredensborg di Jorn Utzon del 1965; il Progetto di un Motel Agip di Mario Ridolfi del 1968-69.
Bibliografia di base
Paolo Portoghesi, “Geoarchitettura. Verso un’architettura della responsabilità”, a cura di Maria Ercadi e Donatella Scatena, ed. Skira, Milano, 2005;
Serge Latouche, Come si esce dalla Società dei Consumi Corsi e percorsi della decrescita, ed. Bollati Boringhieri, Torino 2011;
Paolo Portoghesi, Roma/amor, Memoria, racconto, speranza, ed. Mondadori, Venezia, 2019.
Petra Bernitsa, Paolo Portoghesi, La tradizione come avvenire, ed. Gangemi, Roma, 2013;
Quaderni didattici
Petra Bernitsa (a cura di), “Arti visive e architettura nella società del consumismo”, Vol. I, Antologia cronologica, Accademia Nazionale di San Luca, Quaderni didattici del corso “Arti visive e architettura nella società del consumismo” curato da Paolo Portoghesi, Quaderni della didattica 8, serie diretta da Francesco Moschini, Roma 2014; Francesca Gottardo (a cura di), “Arti visive e architettura nella società del consumismo”, Vol. II, Saggi dei relatori, Quaderni didattici del corso “Arti visive e architettura nella società del consumismo” curato da Paolo Portoghesi, Quaderni della didattica 8, serie diretta da Francesco Moschini, Roma 2014; Francesca Gottardo (a cura di), “Proteggere e definire il paesaggio” Vol I e “Proteggere e definire il paesaggio” Vol II, Accademia Nazionale di San Luca, Quaderni didattici del corso Segnare il paesaggio curato da Paolo Portoghesi, serie diretta da Francesco Moschini, Roma 2012;
Riviste
Abitare la Terra/ Dwelling on Earth, Rivista di Geoarchitettura, Per una architettura della responsabilità, Diretta da Paolo Portoghesi, Gangemi editore, Roma; vedi i numeri: Abitare la Terra/Dwelling on Earth n° 18, Anno 6, Estate 2007, Editoriale di Paolo Portoghesi, Parliamo della terra, pp.2-3;
Abitare la Terra /Dwelling on Earth, n° 20, Anno 6, 2007, Edit., Paolo Portoghesi, Geoarchitettura pp.; Abitare la Terra /Dwelling on Earth, n° doppio 42/43, Anno XVI, 2017, Edit., Paolo Portoghesi, La scomparsa del lavoro, pp. 3-10; Abitare la Terra Anno /Dwelling on Earth, n° 44, Anno XVI, 2017, Edit. Paolo Portoghesi, Street Art, pp.3-15; Abitare la Terra Anno /Dwelling on Earth, TERREMOTI, n° 48, Anno XVI, 2017, Edit. Paolo Portoghesi, L’autunno dell’Apocalisse, pp.3-5.
Dizionari
Portoghesi Paolo, Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica DAU, ristampa, Gangemi ed., Roma, 2008. GEOARCHITETTURA Sito web: www.geoarchittettura.it. Per qualsiasi comunicazione gli studenti potranno inviare una e-mail all’indirizzo: geoarchitettura@gmail.com
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Date di inizio e termine delle attività didattiche
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Date degli appelli
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Date degli appelli d'esame
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Modalità di erogazione
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A distanza
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Modalità di frequenza
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Non obbligatoria
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Metodi di valutazione
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Prova orale
Valutazione di un progetto
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Docente
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Portoghesi Paolo
(programma)
Che cosa significa Geoarchitettura?
La parola risulta dalla apposizione del prefisso Geo alla parola architettura. Le Corbusier l’ha coniata nel 1942 poiché aveva bisogno, scrivendo dei tre tipi di insediamento umano di una parola che facesse capire che le sue considerazioni riguardavano l’intero pianeta. Mezzo secolo dopo, nel 1991 usciva un libro di Gilles Deleuze e Felix Guattarì dal titolo “Che cosa è la filosofia ?” con un capitolo, il quarto, intitolato “Geofilosofia”. I due autori prendevano atto che la filosofia doveva fare i conti con la geografia e riformulare le sue riflessioni a partire dalla certezza che l’uomo abita la terra. A partire dalla nozione di abitare che Heidegger identifica con l’essere, la Geofilosofia, per merito di Massimo Cacciari di Caterina Resta e Luisa Bonesio è diventata anche un laboratorio di ricerca sui temi del paesaggio e della identità dei luoghi e delle persone. Traducendo questa aspirazione a una comune rifondazione delle discipline in un mondo globalizzato, la parola Geoarchitettura, che Le Corbusier ci ha lasciato in eredità, potrebbe adesso, in una situazione del tutto nuova, indicare un obiettivo e un programma che può essere prodotto solo da una coscienza collettiva corale, che richiede il lavoro di una generazione di architetti consapevole delle proprie responsabilità e la sua apertura all’apporto di altre discipline.
Parlare di Geoarchitettura in un mondo come quello in cui viviamo, in cui la globalizzazione è stata interpretata in senso aridamente economico come un continuo viaggiare di merci in un mercato senza regole, e l’architettura si è limitata a magnificare lo spreco, erigendo spesso monumenti alla solitaria superbia degli architetti, vuol dire mettere in chiaro cosa si deve smettere di fare e come si può arrivare a definire un metodo per realizzare una architettura degna della sua storia.
I requisiti della Geoarchitettura
Ai miei studenti per definire la Geoarchitettura indico dei requisiti, tutti necessari perché si affermi un nuovo modo di progettare, requisiti quindi che non vanno perseguiti uno per volta nella loro autonomia ma verificati tutti insieme per evitare che lo specialismo dividendo, vivisezionando i problemi, ce ne offra una soluzione provvisoria e sbagliata. Enumero per chiarezza i requisiti: il primo è imparare dalla natura ; il secondo è imparare dalla storia; il terzo è l’ascolto del luogo; il quarto è salvare la terra; il quinto è la coralità; il sesto è l’innovazione; il settimo è la semplicità , l’ottavo è la bellezza e il nono è la partecipazione.
La Geoarchitettura -pur riassumendo esigenze profondamente sentite da molti- ancora non esiste e avrà in futuro tanti nomi diversi che ne interpreteranno la missione ideale. Parlare oggi di questo argomento può servire forse a dare alle nuove generazioni di architetti un appassionante obiettivo da raggiungere, un imperativo etico che si contrapponga al denaro e al mercato, le due divinità che dominano oggi la terra inaridita che ha smarrito il senso del sacro. Il compito di dare concretezza a questo programma ideale della geoarchitettura spetta a coloro che sono oggi alle soglie dell’impegno professionale. Come possono farlo? Anzitutto bisogna tener conto che esistono già molti, moltissimi frammenti di Geoarchitettura, dispersi sulla terra che appartengono a epoche e civiltà diverse, molti dei quali fortunatamente appartengono al nostro tempo. Faccio solo alcuni esempi, tutti del secolo scorso: la fattoria di Gut Garkau di Hugo Häring del 1922-27; Taliesin West di Frank Lloyd Wright a Scottsdale del 1938; La Capanna Lago Nero di Carlo Mollino del 1947; la casa sperimentale di Alvar Aalto a Muuratsalo del 1953; il Convento di La Tourette di Le Corbusier; il villaggio di Fredensborg di Jorn Utzon del 1965; il Progetto di un Motel Agip di Mario Ridolfi del 1968-69.
Aree tematiche e laboratorio
Il dodicesimo corso di Geoarchitettura si articola in due aree tematiche e un laboratorio: la prima inerente agli aspetti generali della Geoarchitettura con due approfondimenti il primo riguardo il lavoro e il cantiere, il secondo la città, la Street-Art e la partecipazione trattati dal Prof. Arch. Paolo Portoghesi; la seconda relativa al paesaggio e alla città trattati dal Ph.D arch. Petra Bernitsa;
Il laboratorio di progettazione che consiste nel fare un meta – progetto ripensando criticamente il Trullo la "città figlia", a sud ovest della periferia romana.
CRONO-BIBLIOGRAFIA
LIBRI
Paolo Portoghesi, "Roma/amor, Memoria, racconto, speranza", ed. Mondadori, Venezia, 2019
Petra Bernitsa, "Paolo Portoghesi, La tradizione come avvenire", ed. Gangemi, Roma, 2013
Serge Latouche, "Come si esce dalla Società dei Consumi Corsi e percorsi della decrescita", ed. Bollati Boringhieri, Torino 2011
Portoghesi, “Geoarchitettura. Verso un’architettura della responsabilità”, a cura di Maria Ercadi e Donatella Scatena, ed. Skira,
Milano 2005
QUADERNI DIDATTICI
Petra Bernitsa (a cura di), “Arti visive e architettura nella società del consumismo”, Vol. I, Antologia cronologica, Accademia Nazionale di San Luca, Quaderni didattici del corso “Arti visive e architettura nella società del consumismo” curato da Paolo Portoghesi, Quaderni della didattica 8, serie diretta da Francesco Moschini, Roma 2014
Francesca Gottardo (a cura di), “Arti visive e architettura nella società del consumismo”, Vol. II, Saggi dei relatori, Quaderni didattici del corso “Arti visive e architettura nella società del consumismo” curato da Paolo Portoghesi, Quaderni della didattica 8, serie diretta da Francesco Moschini, Roma 2014
Francesca Gottardo (a cura di), “Proteggere e definire il paesaggio” Vol I e “Proteggere e definire il paesaggio” Vol II, Accademia Nazionale di San Luca, Quaderni didattici del corso Segnare il paesaggio curato da Paolo Portoghesi, serie diretta da Francesco Moschini, Roma 2012
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Date di inizio e termine delle attività didattiche
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Modalità di erogazione
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A distanza
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Modalità di frequenza
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Non obbligatoria
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Metodi di valutazione
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Prova orale
Valutazione di un progetto
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