LABORATORIO DI SINTESI IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA |
Codice
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1044255 |
Lingua
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ITA |
Corso di laurea
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Architettura |
Programmazione per l'A.A.
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2020/2021 |
Anno
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Quinto anno |
Unità temporale
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Primo semestre |
Tipo di attestato
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Attestato di profitto |
Propedeuticità
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Crediti
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14
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Settore scientifico disciplinare
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ICAR/14
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Ore Aula
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175
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Ore Studio
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-
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Attività formativa
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Attività formative affini ed integrative
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Canale: 1
Docente
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CARPENZANO ORAZIO
(programma)
Il corso ha come finalità l’esercizio del progetto d'architettura. L’esercitazione proposta concerne l’area della piazza del Colosseo, per mettere in evidenza una priorità enorme per Roma: la valorizzazione in termini culturali, economici, spaziali e di immagine di un comparto urbano strategico per l’intera rivalutazione del centro archeologico monumentale della città.
Dal punto di vista metodologico l’approccio sarà di tipo transdisciplinare (architettura, archeologia, estetica, comunicazione, museografia). A partire dalla individuazione di un masterplan generale che verrà fornito dal corso, gli studenti si eserciteranno su sei temi, così articolati:
- Il museo nell’area del Celio, in sostituzione dell’obsoleto Antiquarium
Tutor: Paolo Marcoaldi
All'interno del sistema museale diffuso del Colosseo, l'area alle pendici del Celio rappresenta il nodo in cui innestare gli spazi che mostrano l'intera storia dell'Anfiteatro Flavio, dalla sua formazione ai restauri di Stern e Valadier, fino ai giorni nostri.
L'area abbandonata dell'Antiquarium, un contenitore inadatto per le nuove funzioni museali, deve rappresentare la nuova platea in cui poter riosservare la prospettiva più romantica del Colosseo, il fronte meridionale "nudo", che fa da contrappunto all'immagine più iconica e popolare del Colosseo da via dei Fori Imperiali.
- Il museo nell’area del Ludus tra la via Labicana e la via di San Giovanni
Tutor: Luca Porqueddu con Domenico Faraco e Andrea Parisella
L’area archeologica del Ludus Magnus costituisce un momento di evidente debolezza nella narrazione urbana della Roma contemporanea. Alla sua presenza corrisponde un apparente “vuoto” funzionale e semantico che introduce una pausa priva di racconto all’interno di un brano identitario della città di Roma.
L’intervento progettuale è pertanto finalizzato alla riattivazione dei significati di un luogo per diverse ragioni invisibile, inserendo una funzione extra-ordinaria, legata al più ampio progetto di riconfigurazione semantica dell’Area archeologica centrale e del Colosseo.
In questo quadro il laboratorio propone di lavorare al progetto di un museo multimediale del Ludus Magnus, che abbia la contemporanea ambizione di dialogare con l’archeologia, con la città e con le esigenze di un turismo ancora poco consapevole e indirizzato.
- Il museo nell’area della Villa Silvestri-Rivaldi
Tutor: Alessandra Di Giacomo
Il tema proposto è il recupero del Complesso di Palazzo Silvestri-Rivaldi e la sua riconversione a polo museale dedicato all'Iconografia del Colosseo dal Grand Tour al Global Tour.
Il progetto di valorizzazione del manufatto rinascimentale si interfaccia con un compito urbano delicato e affascinante vista la prossimità dell’area al Colosseo ed l’irrisolto del suo bordo. La sezione tra il giardino della Villa e la Basilica di Massenzio è infatti il risultato non mediato, anche se sistemato dignitosamente dal prospetto nicchiato di Antonio Muñoz, del gigantesco sbancamento della collina Velia per il passaggio di via dell'Impero (oggi via dei Fori Imperiali). Il compito urbano si declina quindi in progetto di soglia ed intervisibilità, dispositivo da e per guardare.
L'esercizio di sovrascrittura è guidato da un programma funzionale definito ma dimensionalmente adattivo all'impostazione di un discorso espositivo che comprenda le notevoli presenze architettoniche di pregio del complesso, le sue connessioni da e verso l'area archeologica monumentale e al sistema della mobilità in divenire.
- La configurazione spaziale di piazza Venezia
Tutor: Francesca Sibilio
Il tema prevede la configurazione spaziale di Piazza Venezia, con l’obiettivo di indagare il rapporto tra i vuoti e i pieni, in particolar modo rendere visibile tramite l’uso del recinto architettonico il disegno degli scavi attraverso cui rafforzare la configurazione e il disegno della piazza, che malgrado i vari cambiamenti che si sono succeduti nel tempo, resta un luogo di coerenza spaziale ad oggi non leggibile.
L'intento è di lavorare attraverso connessioni e limiti, anche del sottosuolo, per restituire una rilettura della piazza come nodo urbano dal quale hanno origine e si sviluppano in modo complesso ma leggibile le trasformazioni dell'intera area archeologica.
- La sistemazione delle ultime propaggini del Colle della Velia a Largo Agnesi
Tutor: Benedetta Verderosa
Largo Agnesi è uno straordinario affaccio sul Colosseo.
L’area di progetto è caratterizzata da una forma triangolare che si colloca in un’area sommitale alle pendici del Colle della Velia, prospicente il Colosseo e l’area monumentale circostante.
Allo stato attuale è adibita a terrazza-giardino, delimitata ad ovest e ad est da strade carrabili e da cui si accede a Villa Silvestri-Rivaldi, mentre a Nord consente l’accesso al Ponte degli Annibaldi e confina con l’edificio scolastico Vittorino da Feltre, costruito nel 1889. Il sito di intervento si pone al limite tra le differenti quote dell’area archeologica e del parco del Colle Oppio.
Il progetto consisterà in un ridisegno topografico dell’area e in un intervento architettonico che sappia dare risalto alle eccezionali caratteristiche del luogo, rapportandosi con il contesto storico-paesaggistico e costituendo un nuovo sguardo sull’antichità.
- La riconfigurazione degli scavi archeologici tra piazza Venezia e Piazza Cavour
Tutor: Fabio Balducci
Il tema prevede la sistemazione dell’area archeologica centrale nel tratto compreso tra Piazza Venezia e Piazza Cavour, con l’obiettivo di risarcire il rapporto tra la città e i Fori, compromesso in epoca fascista dagli sventramenti e dalla costruzione di Via dell’Impero, proponendo un’alternativa al rovinismo romantico che ha confinato al ruolo di città morta il paesaggio della quota archeologica.
L’esercitazione si concentrerà sui temi della cancellazione selettiva di tracciati e lacerti incongrui e del lavoro di ridefinizione dei bordi, dei varchi, dei percorsi e delle emergenze antiche e moderne, perseguendo il duplice obiettivo di favorire la rilettura degli impianti geometrici dei Fori e restituire un paesaggio urbano nel quale architettura e archeologia sono fattori compresenti al funzionamento della città contemporanea.
- O. Carpenzano, Qualcosa sull'architettura. Figure e pensieri nella composizione, Quodlibet, Macerata, 2018
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Date di inizio e termine delle attività didattiche
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Date degli appelli
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Date degli appelli d'esame
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Modalità di erogazione
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Tradizionale
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Modalità di frequenza
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Obbligatoria
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Metodi di valutazione
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Valutazione di un progetto
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Canale: 2
Docente
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TOPPETTI FABRIZIO
(programma)
Premessa
Con il Laboratorio di Sintesi Finale lo studente del quinto anno è chiamato a confrontarsi con il progetto architettonico e urbano come pratica operativa in tutta la sua complessità con riferimento a un tema concreto da affrontare nell’insieme e nelle sue componenti specifiche, alle scale ritenute più idonee in riferimento al contesto e al programma. L’obiettivo formativo, in linea con l’impostazione generale del corso di laurea, è quello di fornire allo studente in uscita la possibilità di svolgere un’esperienza completa, da un lato ampliando lo sguardo orizzontalmente nella direzione di una visione integrata a valutare tutte le variabili che intervengono nelle scelte e nella definizione del progetto, dall’altro di affrontare in profondità nello specifico disciplinare gli aspetti che concorrono alla sua materialità che lo sostanziano e lo inverano.
Tema
Il laboratorio propone una riflessione critica che parte dal presente e dal futuro della città. In particolare dalla sua “tenuta” in quanto comunità con una base territoriale definita e una configurazione fisico-morfologica riconoscibile.
Anche se i cambiamenti globali – chissà cosa potrà accadere che non immaginiamo ora oltre alla pandemia – potrebbero influire sul trend dell’inurbamento alla scala planetaria (magari rallentando il ritmo) non appare credibile che si verifichi un’inversione di tendenza tale da mettere in discussione l’organizzazione delle comunità locali per agglomerati urbani medio-grandi. Se dunque rispondiamo positivamente alla domanda retorica sulla vita e/o morte delle grandi città, non ci resta che occuparcene per curarle puntando su ciò che possiamo fare come architetti: migliorare la qualità dei luoghi di vita, a partire dagli spazi pubblici che sono l’anima delle città.
Focalizzando l’attenzione su Roma, e in generale sull’area metropolitana romana, vale la pena evidenziare alcune specificità che possono essere di aiuto a individuare elementi indiscussi di positività e altrettanti caratteri di debolezza per scommettere su un progetto capace di mettere in valore le risorse presenti e agire sulle criticità per eliminarle o comunque ridurre sensibilmente i loro effetti negativi. Roma, com’è noto, con il 66% della superficie comunale vincolata a verde è il comune più green d’Europa. Allargando lo sguardo e includendo l’hinterland l’incidenza percentuale di parchi aree libere e campagna romana (di fatto) è destinato a crescere. La dispersione estensiva dei tessuti urbani periferici, da sempre considerata un elemento problematico, potrebbe rivelarsi in futuro un punto di forza. D’altra parte scenari futuri prefigurano ampie possibilità di lavoro a distanza riducendo la necessità di spostamenti routinari scasa-lavoro.
In estrema sintesi questo significa che l’enorme problema dell’accessibilità alla città storica e consolidata potrebbe assumere dimensioni nel medio lungo periodo meno preoccupanti e questo rafforza l’ipotesi di lavorare in questo momento sul rafforzamento di alcuni nodi di scambio strategici. Primo perché saranno comunque sempre necessari poiché la dispersione (per altre ragioni funzionale come è stato durante la pandemia) non consente di raggiungere capillarmente tutti gli abitanti con il mezzo pubblico, secondo perché forse, opportunamente implementati e attrezzati, potrebbero addirittura essere sufficienti ad un buon funzionamento (che forse non potrà comunque essere ottimale), del sistema complessivo della mobilità.
Queste considerazioni sommarie, sulle quali si tornerà in maniera più approfondita e circostanziata durante le lezioni, rinnovano l’interesse per un tema – quello del nodo di scambio – poco praticato in questi ultimi anni e comunque troppo spesso affrontato in termini esclusivamente tecnico trasportistici.
Per questa ragione si è scelto di lavorare su uno di questi hub della città di Roma, quello del terminal della linea A della metropolitana noto con il toponimo “Anagnina” con l’obiettivo di renderlo efficiente, attrezzarlo e qualificarlo, considerandolo dunque non solo un punto fisicamente definito dove cambiare mezzo ma anche un luogo piacevole da vivere, seppure in transito.
In altre parole lavoreremo non solo sui requisiti minimi che deve possedere un nodo di scambio (parcheggi, attrezzature di primissima necessità, stazione della metropolitana, terminal bus extra-urbani e connessione con le linee urbane su gomma) ma anche sulla sua “abitabilità” in termini di spazio pubblico sicuro e capace di favorire relazioni sociali, con una propria attrattività e una possibilità di vivere oltre gli orari e le giornate lavorative. Un’infrastruttura del genere facilmente accessibile per sua natura intrinseca, dotata di spazi vasti, ben arieggiati e contornata di aree verdi ad esempio di domenica (ma non solo) potrebbe essere una risorsa importante per funzioni temporanee e alternative.
Da ultimo è necessario considerare che il tema si confronta con una realtà urbana in rapida evoluzione: come si modificherà il sistema della mobilità nel prossimo futuro? Quanto resisterà l’idea di possedere e muoversi con un veicolo proprio? Che probabilità hanno di affermarsi su larga scala tecnologie come quelle dell’auto a guida automatica? Quanto inciderà lo smart-working? Quali altre variabili potranno incidere sulla riduzione degli spostamenti e dunque sui volumi di traffico?
Si tratta di interrogativi da tenere ben presenti nell’affrontare un progetto del genere che dunque deve contenere ab-origine la sua possibilità di riconversione parziale o totale, senza troppi oneri e con risultati di qualità. La flessibilità e interpretabilità degli spazi nonché la mixité funzionale sono dunque aspetti molto importanti per il buon esito dell’operazione anche sul lungo periodo.
Linee guida per la progettazione
Sulla base delle considerazioni che precedono si lavorerà a partire da un programma di base che prevede la riorganizzazione e implementazione delle funzioni primarie del nodo di scambio e sulla previsione di un sistema di funzioni integrative.
L’area allo stato attuale è organizzata in modo sommario, oltre all’uscita della metropolitana e alla fermata dei bus vi sono parcheggi a raso e anche un autosilo in elevazione di realizzazione relativamente recente. L’unico vincolo obbligato e non modificabile riguarda la posizione del terminal della metropolitana. Considerando la rilevanza riconosciuta al tema nel rapporto costi benefici (considerato in termini non meramente economici) si ritiene, se compatibile con la soluzione prescelta, auspicabile ma non necessario il mantenimento dell’autosilo.
Gli elementi principali del programma e le problematiche da risolvere riguardano:
● il raccordo alla viabilità esistente e la riconfigurazione-razionalizzazione del sistema degli accessi;
● la riorganizzazione del sistema della sosta, anche mediante la realizzazione di nuovi parcheggi (a raso interrati o in elevazione) e della viabilità interna e di raccordo con l’esterno;
● la realizzazione di un terminal per le linee di bus extra-urbani;
● la realizzazione di un edificio e/o sistema di edifici a servizio del terminal;
● la realizzazione di un sistema razionale di percorsi pedonali sicuri integrato agli spazi pubblici di fruizione;
● la realizzazione di un parco e la ridefinizione dei margini così da favorire ove possibile la permeabilità rispetto al contesto.
Un aspetto da valutare riguarda la eventuale possibilità di un collegamento oltre il GRA con la zona commerciale dove è localizzata l’IKEA.
Le funzioni che è possibile prevedere sono le seguenti:
● una quota di servizi al cittadino (CAF, Farmacia…);
● una quota di attrezzature commerciali caratterizzate da superfici medie e/o piccole (alimentari, giornali, libreria, abbigliamento, oggettistica) e di studi professionali;
● servizi di ristorazione;
● un eventuale motel;
● spazi per il co-working;
● un’eventuale multisala;
● una palestra e/o centro sportivo;
● spazi pubblici attrezzati come percorsi piazza/e e aree verdi.
Naturalmente è possibile valutare l’integrazione del programma con proposte specifiche mirate caratterizzanti ciascuna soluzione progettuale.
Gli aspetti principali dei quali tenere conto nella definizione della proposta progettuale riguardano:
● la capacità di integrazione con il contesto sia alla scala macro sia alla scala micro;
● la continuità del sistema delle infrastrutture;
● la qualità architettonica degli spazi e dei manufatti;
● la credibilità complessiva della proposta;
● la sostenibilità in termini ecologici ambientali, economico finanziari.
Nella cartografia fornita sono indicati due ambiti ai quali fare riferimento:
il primo più contenuto è definito come “ambito di possibile concentrazione volumetrica”, all’interno di questa superficie devono essere localizzate (a meno di deroghe giustificate dalla soluzione proposta) tutte le previsioni relative a nuova edificazione;
il secondo più ampio è definito come “ambito complessivo di intervento”, da progettare come spazio aperto a zero cubatura, ivi compresi strade e percorsi pedonali, con prevalente destinazione a verde pubblico di fruizione.
È possibile prendere in considerazione aree contigue così da stabilire relazioni di solidarietà tra le parti urbane e/o le componenti naturali, suggerendo interventi complementari a patto che la loro mancata attuazione non comprometta il buon esito del progetto nel suo insieme o semplicemente per la costruzione di sistemi di riferimento e tessiture territoriali che si spingono a cercare riferimenti e stabilire relazioni alla scala vasta.
Come è noto la bibliografia di un laboratorio di progettazione ha carattere indicativo e non prescritto ma non deve essere affatto sottovalutata: i riferimenti teorici e/o teorico-pratici forniti sono, insieme alla cultura del progetto che ciascuno di voi si è costruito negli anni individualmente, molto importanti per lo sviluppo del tema. Tutti. Non solo quelli immediatamente spendibili perché contengono utili riferimenti progettuali. Si riporta di seguito una selezione di testi di carattere generale. È implicito il riferimento a testi riviste monografie e siti che illustrano i progetti. Relativamente agli argomenti trattati e ai progetti mostrati nelle lezioni verranno fornite ulteriori indicazioni bibliografiche mirate.
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Date di inizio e termine delle attività didattiche
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Date degli appelli
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Date degli appelli d'esame
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Modalità di erogazione
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A distanza
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Modalità di frequenza
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Non obbligatoria
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Metodi di valutazione
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Valutazione di un progetto
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