Docente
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BANCALARI STEFANO
(programma)
Il “sacro” come problema fenomenologico
La fenomenologia della religione classica individua nel “sacro” l’essenza stessa del fatto religioso, in virtù della quale è possibile ricondurre ad un’unità sensata la molteplicità delle religioni storiche. La convertibilità tra sacro e religione, divenuta ormai di senso comune, merita di essere messa in questione da molteplici punti di vista. Innanzitutto è necessario riattualizzarne il carattere radicalmente storico, ricostruendo contesto ed esigenze teoriche che conducono Rudolf Otto – nella sua opera inaugurale – a fare del “sacro” una categoria a priori e a vedere nel vissuto di esso l’esperienza strutturalmente ambivalente di un “numinoso” tremendum e insieme fascinans. In secondo luogo, è opportuno interrogarsi sull’efficacia “fenomenologica” di questa impostazione, ossia sulla sua capacità di render conto sul piano descrittivo dell’esperienza religiosa possibile in un’epoca largamente secolarizzata: ha ancora senso parlare di un vissuto “numinoso”? In ultima analisi deve esser verificata la struttura logica dell’ambivalenza – contraddizione? Paradosso? – in cui l’esperienza del sacro sembra consistere. Il corso tenterà di elaborare queste questioni a partire da un confronto con alcuni testi e autori decisivi della filosofia della religione contemporanea (Girard e Levinas), che insinuano il sospetto di un pericoloso nesso tra il sacro e la violenza.
Rudolf Otto, Il sacro, in una qualsiasi delle edizioni italiane disponibili.
Nathan Söderblom, Il sacro, Morcelliana, Brescia 2019.
René Girard, La violenza e il sacro, Adelphi, Milano, capp. 1 (Il sacrificio, pp. 13-62) e 10 (Gli dèi, i morti, il sacro, la sostituzione sacrificale, pp. 347-379).
Emmanuel Levinas, Etica e spirito e Una religione di adulti, in Difficile libertà, Jaca Book, Milano 2004, pp. 17-46.
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