Docente
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CECCHI DARIO
(programma)
L’arte come dispositivo: ripensare l’oggetto artistico con e a partire da John Dewey
A partire dalla seconda metà del Novecento, si è sviluppato un vasto movimento teorico e critico, teso a rimettere in questione lo statuto, la funzione e la fruizione dell’opera d’arte. Esemplare di tale tendenza è l’idea che l’opera d’arte sia una “opera aperta” (Eco), la quale non si presenta come un oggetto finito, ma predispone il pubblico a completarne e renderne effettiva l’esperienza. La sperimentazione artistica nei diversi campi (street art, video e narrativa tra gli altri) ha ampiamente oltrepassato i confini di questa pur avanzata concezione teorica dell’opera. Allo stesso tempo, molti filosofi (Desideri, Montani, Nanay, Schaeffer, Velotti) diversi filosofici hanno incentrato la loro teoria estetica verso il tema di come l’esperienza estetica sia capace di orientare l’intensità e la qualità dell’attenzione. Attraverso la riflessione estetica di John Dewey e di alcuni tra i suoi prosecutori più o meno diretti (Iser, Mead, Noë), si mostrerà come l’arte possa essere ripensata come un “dispositivo” capace di collegare in modi creativi percezione, pensiero e abitudini, così da elaborare forme inedite di attenzione.
Opere di John Dewey:
- Arte come esperienza, Aesthetica, Palermo, capp. 1-6 - Pensiero affettivo, Unicopli, Milano - Esperienza, natura e arte ed Educazione e arte, Mimesis. Milano
Opere di altri autori:
- W. Iser, L’atto della lettura, il Mulino, capp. 5-6 - B. Nanay, Aesthetics as Philosophy of Perception, Oxford University Press, Oxford, capp. 1-2 - G.H. Mead, The Nature of Aesthetic Experience, “Ethics” 36 1926 (disponibile in rete)
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