Docente
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BOTTI CATERINA
(programma)
Malattia, morte e comunità: ripensare le forme delle relazioni e del legame sociale e della convivenza sul pianeta.
Alla ricerca di nozioni e riflessioni che possano provare ad illuminare alcuni aspetti dell’esperienza collettiva di fragilità vissuta in relazione all’epidemia da Covid 19, senza dimenticare altre emergenze e altre morti concomitanti, il corso intende proporre la lettura di alcune riflessioni che pensatrici, nel Novecento e in questo scorcio di secolo, hanno sviluppato riguardo al modo in cui concepire la malattia, la morte (nostra e altrui), la vulnerabilità e l’invulnerabilità, la dipendenza e l’ interdipendenza, per provare a ripensare le forme delle relazioni e del legame sociale e della convivenza sul pianeta. A partire dalla lettura di La malattia come metafora di Susan Sontag e di Vite precarie e Le rivendicazioni di Antigone, di Judith Butler, si snoderà un percorso di letture che tornerà a figure novecentesche (Woolf, Weil e Murdoch) e si proietterà nella contemporaneità (Tronto, Spivak, Haraway)
Susan Sontag, La malattia come metafora. Aids e cancro, Einaudi, Toni, 1992. Judith Butler, Vite precarie: i poteri del lutto e della violenza, Melthemi, Roma, 2004. Judith Butler, Le rivendicazioni di Antigone. la parentela tra la vita e la morte, Bollati Boringhieri, 2003. Una dispensa contenente le letture da Virginia Woolf, Simone Weil e Iris Murdoch e Joan Tronto, G. C. Spivak, Donna Haraway.
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