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1035795 STORIA DELL'ARCHEOLOGIA in Scienze Archeologiche L-1 NESSUNA CANALIZZAZIONE BARBANERA MARCELLO
(programma)
LA REINVENZIONE DEL PASSATO: le origini dell'archeologia
Nella cultura occidentale, l’Antichità non è mai stata una realtà dimenticata, riscoperta soltanto dopo i “secoli bui” del Medioevo. E’ innegabile che durante il V e il VI secolo le invasioni delle popolazioni germaniche e di quelle provenienti dall’Asia centrale causarono cambiamenti traumatici nell’impero romano: tuttavia non ci fu una cesura netta con la cultura precedente. Il termine di “tarda antichità” evoca l’immagine di un mondo nuovo che conservava legami con l’antico, nonostante la brutalità delle trasformazioni politiche e sociali. Tema del corso è la permanenza e l’uso dell’Antichità nella cultura occidentale nei secoli successivi alla caduta dell’impero romano e la riscoperta consapevole dell’antico a partire dal XV secolo. Dal punto di vista etimologico la parola archaiologia significa discorso sulle cose antiche, e come tale potrebbe risalire all’Antichità stessa. Ne parla Platone (Ippia 285d), per distinguere il racconto delle origini da quello storico, e altri autori greci. Nel mondo romano numerosi sono gli scrittori di antiquitates, tra cui Varrone è il più celebre. Termini come archaiologia, antiquitates, antichità diventano oggetto dell’occupazione degli ‘antiquari’, che hanno preceduto gli archeologi nello studiare i resti materiali del passato. Qui tratterò la nascita dell'archeologia dal XV secolo al momento in cui si struttura come disciplina moderna che, al pari della storia dell’arte, non ha più di duecento anni. Un momento fondamentale per la formazione della disciplina à la seconda metà del XVIII secolo, epoca in cui gli antiquari affinarono i propri metodi di indagine creando le condizioni per la nascita della moderna scienza dell’antichità. Anche prima di quest’epoca vennero impartiti insegnamenti di archeologia, intrapresi scavi archeologici e si studiavano gli oggetti antichi. Senza voler richiamare le notizie di scavi che risalgono a Brunelleschi e Donatello, basterà ricordare lo scavo di Ercolano (1738) e dieci anni dopo, quello di Pompei. Dibattiti sull’antichità appassionavano eruditi, antiquari di professione, artisti, colti viaggiatori. L’antiquaria si avvicinò perfino all’antropologia e non mancarono alcuni esempi di scavo stratigrafico. Dalla metà del XVIII secolo si affermò il fenomeno del Grand Tour, il viaggio culturale iniziatico dell’aristocrazia e delle classi agiate d’oltralpe e d’oltremanica. Era in piena sintonia con lo spirito illuministico. Con la riscoperta di Paestum negli anni ’60 anche la via verso la Magna Grecia e la Sicilia fu aperta. Il Grand Tour non fu più limitato alle città canoniche come Venezia, Firenze e Roma; anche regioni come la Basilicata, la Calabria e la Sicilia divennero meta di viaggi di eruditi e artisti allo scopo di documentare le antichità classiche. Da qui parte la narrazione di come l’archeologia del mondo classico si è definita come disciplina autonoma, con le sue pratiche e i suoi metodi.
M. Barbanera, Storia dell'archeologia classica, Bari-Roma 2015 A. Schnapp, La conquista del passato, Milano 1994 (fornito in pdf dal docente) D. Manacorda, Prima lezione di archeologia, Bari-Roma 2004.
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