1052148 -
POLITICA E ESTETICA DELLA PERFORMANCE
(obiettivi)
Il corso, Politica e estetica della performance, si propone di indagare una delle nuove discipline accademiche, i performance studies, nata negli USA attorno gli anni Settanta. Il nuovo concetto della performance supera non solo i confini delle arti performative, ma anche dell’arte in generale e si riferisce alle diverse pratiche performative presenti nell’arte, nella cultura e nella società.
La performance art, le arti performative, lo spettacolo teatrale non sono solamente atti di rappresentazione, ma anche luoghi dell’incontro reale, quindi lo spazio in cui si verifica un’intersezione unica tra la rappresentazione “organizzata” (a volte estetica) e la vita (reale) quotidiana. Questo introduce anche la “materialità della performance” che è ancora riconoscibile nel teatro e nelle altre arti performative (la partecipazione di persone in carne e ossa: i performer e gli spettatori, gli operatori di scena, l’organizzazione, la direzione, il lavoro dello staff tecnico, i mezzi materiali, ecc.), Ciò che rende unica la performance è che l’atto della performance/realizzazione della performance e l’atto della sua ricezione si svolgono come un’attività reale qui e ora.
La performance è quindi una parte della vita che i performer e gli spettatori trascorrono insieme e condividono nello stesso spazio nel quale si svolge la realizzazione e la ricezione della performance. L’emissione e la ricezione dei segni e dei segnali avvengono contemporaneamente e lo spettacolo nasce da quest’incontro, da questo confronto, da questa interazione.
L'obiettivo del corso Politica e estetica della performance è di introdurre le nuove teorie e prassi di performance e performance studies e di preparare i studenti come leggere, interpretare ed analizzare l'arte performativa d'oggi. Il corso aiuterà ai studenti di approfondire il nuovo concetto della performance che supera non solo i confini delle arti performative, ma si riferisce alle diverse pratiche performative presenti nell’arte, nella cultura e nella società.
-
JOVICEVIC ALEKSANDRA
( programma)
Il corso, Estetica e politica della performance, si propone di indagare una delle nuove discipline accademiche, i performance studies, nata negli USA attorno gli anni Settanta. Nella più breve delle definizioni, i performance studies offrono un continuo e dialettico approfondimento del concetto della performance che, nello stesso tempo, si definisce come una vitale prassi artistica, ma anche come mezzo per una migliore comprensione dei processi sociali, politici e culturali. Il nuovo concetto della performance supera non solo i confini delle arti performative, ma anche dell’arte in generale e si riferisce alle diverse pratiche performative presenti nell’arte, nella cultura e nella società.
Specialmente, nell’ultimo decennio, di fronte alla proliferazione dei segni sociali e all’indefinita espansione del mercato, in arte si è persa la distinzione tra la prassi e la teoria, tra l’artista e il critico/teorico, ma anche tra lo spettacolo e il processo della sua preparazione, e tra sovversione e promozione dell’arte. Se il “regime estetico dell’arte” aveva fatto entrare il lavoro infinito della critica che la altera, ora si assiste al passaggio a una specie di teatro post-estetico, cioè para-teatro, rituale e arte della performance, dove vengono cancellati gli stessi confini tra la prassi artistica e la teoria, e tra l’arte e la vita. Inoltre, la comparsa di un gran numero di teorici e artisti, ovvero di teorici/artisti sulla scena artistica e teorica della seconda metà del XX e all’inizio del XXI secolo rappresenta un nuovo afflusso dell’avanguardia nella pratica della performance (in primis Richard Schechner, Laurie Anderson, Jean-Luc Godard, Orlan, Anne Teresa de Keersmaeker, ecc.). Dal momento che questi artisti hanno tentato di spiegare lo sviluppo delle proprie estetiche in riferimento alla svolta performativa, tutte le arti hanno modificato il concetto di performance e di performativo avvicinandosi a una teoria discorsiva, cioè a una situazione di condivisione della ricerca attraverso le argomentazioni critiche all’interno di qualsiasi forma dello spettacolo.
La performance art, le arti performative, lo spettacolo teatrale non sono solamente atti di rappresentazione, ma anche luoghi dell’incontro reale, quindi lo spazio in cui si verifica un’intersezione unica tra la rappresentazione 'organizzata' (a volte estetica) e la vita (reale) quotidiana. Questo introduce anche la 'materialità della performance' che è ancora riconoscibile nel teatro e nelle altre arti performative (la partecipazione di persone in carne e ossa: i performer e gli spettatori, gli operatori di scena, l’organizzazione, la direzione, il lavoro dello staff tecnico, i mezzi materiali, ecc.), oppure quello che la studiosa tedesca, Erica Fischer-Lichte definisce come “la co-presenza corporea di attori e spettatori”. Ciò che rende unica la performance è che l’atto della performance/realizzazione della performance e l’atto della sua ricezione si svolgono come un’attività reale qui e ora. La performance è quindi una parte della vita che i performer e gli spettatori trascorrono insieme e condividono nello stesso spazio nel quale si svolge la realizzazione e la ricezione della performance. L’emissione e la ricezione dei segni e dei segnali avvengono contemporaneamente e lo spettacolo nasce da quest’incontro, da questo confronto, da questa interazione.
Il corso che, nello stesso tempo, raccoglie e nota le nuove prassi performance, non solo darà la possibilità agli studenti di confrontarsi con la politica ed estetica della performance contemporanea, ma anche di incorporare i nuovi strumenti metodologici nella loro analisi e scrittura sullo performance. I frequentanti avranno scelta di scrivere una tesina di cc. 5,000 parole alla fine del corso.
Dispense on line:
Arthur C. Danto, "Pericolo e disturbo: l'arte di Marina Abramovic" in Dr Abramovic, a cura di Francesca Baiardi, Milano, Feltrinelli 2012, pp 22-38; Erica Fischer-Lichte, “Fondazione di un’estetica di performativo” e “Chiarificazioni concettuali” in Estetica del performativo. Una teoria del teatro e dell’arte. Edizione italiana a cura di Tancredi Gusman, Roma, Carocci editore, 2015, pp 21-66; Aleksandra Jovicevic, “Introduzione: Il nuovo terzo mondo di performance studies” in Richard Schechner, Il nuovo terzo mondo dei performance studies, Bulzoni, 2017, pp 9-49; Andy Lavender, “Theatres of Engagement,” in Performance in the Twenty-First Century, Routledge, 2106, pp 5-32; Bonnie Marranca, “La performance, storia personale” in American Performance 1975/2005, a cura di Valentina Valentini, Bulzoni 2006, 121-139.
R. Schechner, “Punti di contatto fra il pensiero antropologico e il pensiero teatrale”, Magnitudine della performance, Bulzoni 2000, (pp 10-51, la tabella pp. 152-155).
R. Schechner, “L’avanguardia conservatrice”, trad. it. Fabrizio Deriu, Biblioteca teatrale, BT 95-96, 2010, pp. 29-53. .
R. Schechner, "Ferite autoinflitte. Arti, rituali, cultura popolare", in Il nuovo terzo mondo deiperformance studies, Bulzoni, 2017, 153-181.
R. Schechner, "Che cos'è la performance" in Introduzione ai performance studies, Cue Press, 2018, pp 70-109.
https://nuovoteatromadeinitaly.sciami.com/anni-60/schechner-6-assiomi-cavita-teatrale/
Carla Subrizi, "Introduzione", Azioni che cambiano il mondo: Donne, arte e politiche dello sguardo, postmedia books, 2012, pp 7-49. Thinking the Theatre – New Theatrology and Performance Studies, a cura di G. Guccini e A. Petrini, Dipartimento delle Arti, Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, https://creativecommons.org/licenses/by-nc/3.0/it/2018
V. Valentini, "Formato performance"in Teatro contemporaneo, 1989-2019, Roma, Carocci editore, 2020, pp. 110-117.
A. Jones, Piotr Pavlenskij, Franco B., Allan Kaprow e Philip Auslander in Performance Art, Traiettorie ed esperienze internazionali, a cura di Chiara Mu e Paolo Martore, Castelvecchi, 2018. Libri da consultare/ portare all’esame finale a scelta: Marina Abramovic, Attraversare i muri, una autobiografia, Bompiani, 2018; Rosi Braidotti: Il postumano, La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte; DeriveApprodi, 2014; Judith Butler, I corpi che contano, Feltrinelli 1996; Donne si diventa: Antologia del pensiero femminista, a cura di Eleonora Missana, Feltrinelli, 2014. Dr Abramovic, A cura di Francesca Baiardi, Milano, Feltrinelli 2012; Erica Fischer-Lichte, Estetica del performativo. Una teoria del teatro e dell’arte. Edizione italiana a cura di Tancredi Gusman, Roma, Carocci editore, 2015; Nancy Fraser, Fortune del femminismo: Dal capitalismo regolato dallo Stato alla crisi neoliberista; Ombre corte, 2014; Philip Guisgand, Anne Teresa De Keersmaeker, Palermo, L’Epos, 2008; Linda Nochlin, Perché non ci sono state grande artiste? Roma, Etcetera, 2014; Richard Schechner, Il nuovo terzo mondo dei performance studies, Bulzoni, 2017; Richard Schechner, Introduzione ai performance studies, Cue Press, 2018;
https://nuovoteatromadeinitaly.sciami.com/anni-60/schechner-6-assiomi-cavita-teatrale/ Carla Subrizi, Azioni che cambiano il mondo: Donne, arte e politiche dello sguardo, postmedia books, 2012; Diana Taylor, Performance, Politica e Memoria Culturale, a cura di Fabrizio Deriu, Artemide, 2019; Valentina Valentini, Teatro contemporaneo, 1989-2019, Roma, Carocci editore, 2020; Giovanna Zapperi, L’artista è una donna: La modernità di Marcel Duchamp, Ombre corte, 2012.
Performance Art, Traiettorie ed esperienze internazionali, a cura di Chiara Mu e Paolo Martore, Castelvecchi, 2018. Thinking the Theatre – New Theatrology and Performance Studies, a cura di G. Guccini e A. Petrini, Dipartimento delle Arti, Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, https://creativecommons.org/licenses/by-nc/3.0/it/2018
(Date degli appelli d'esame)
|
6
|
L-ART/05
|
42
|
-
|
-
|
-
|
Attività formative affini ed integrative
|
ITA |